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Il cuore pulsante del libro è la voce della donna che parla alla luna, agli astri, al deserto, e parla di sé, del proprio corpo, con una mirabile energia lirica e uno sconvolgente intento di rivendicare un ruolo diverso, nuovo, decisivo nel mondo. La donna è Hagar, la schiava e concubina di Abramo poi ripudiata, la madre di Ismaele. Il poeta si cala nella voce e nel corpo di lei, scrive versi al femminile, carnali, cosmici, che glorificano l'amore come potenza eversiva, contro ogni rigidità mortuaria di poteri, religioni e dogmi. La donna dice: "La natura è come me. / Siamo due seni in un solo corpo". E a quelli che disprezzano lei e l'amore chiede: "Perché allora l'universo scrive i suoi segreti / con mano di innamorato?" Il corpo di donna, che fiorisce, che è un universo d'amore, che è incanto, inizio, nodo che tiene insieme visibile e invisibile, è il vero protagonista di questo libro. Il lettore vi troverà poi riferimenti alla cultura biblica, sumera, egizia, greca, echi della poesia occidentale più amata dall'autore, ritornanti e splendide immagini di Artemide e di Iside.